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Bonus 110%, ecco a chi conviene cedere il credito

Bonus 110%, ecco a chi conviene cedere il credito

Le regole di partenza per tutti: 15 ottobre

La cessione del credito d’imposta per realizzare i lavori sulla propria abitazione ha già sollecitato l’attenzione e l’interesse di tanti proprietari e, per questo, è una delle possibilità su cui si concentrano le maggiori richieste di approfondimenti. Ma la “moneta fiscale” non si traduce in liquidità immediata per le imprese e i cittadini, per questo occorre capire bene quando e come usarla.

La cessione del credito può essere fatta dai singoli privati cittadini, dai condomìni e dalle imprese e viene recuperata, a seconda dei casi essendo stata estesa come opzione a tutti gli ecobonus, in 5 o 10 anni. In particolare, nel caso dei condomìni, ogni condòmino può decidere autonomamente come gestirla, possibilità riconosciuta anche all’inquilino di un appartamento in affitto, con un contratto registrato e parere positivo del proprietario, il quale può quindi beneficiare del bonus e decidere per la cessione del credito maturato in relazione ai lavori effettuati.

Il credito dovrà essere ceduto esclusivamente in via telematica tramite la “piattaforma cessione crediti” del sito dell’Agenzia delle entrate solo a partire dal prossimo 15 ottobre, anche se in realtà l’iter per la cessione del credito in realtà è operativo dal 21 settembre. La procedura può essere fatta da un privato, dall’amministratore condominiale o da un professionista delegato.

I lavori che prevedono la cessione

Gli interventi per cui è possibile sono:

  • Il recupero del patrimonio edilizio con gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia effettuati sulle singole unità immobiliari, nonché dei precedenti interventi e di quelli di manutenzione ordinaria effettuati sulle parti comuni degli edifici.
  • La riqualificazione energetica rientranti nell’ecobonus quali, per esempio, gli interventi di sostituzione degli impianti di riscaldamento o delle finestre comprensive di infissi, gli interventi sulle strutture o sull’involucro degli edifici, nonché quelli finalizzati congiuntamente anche alla riduzione del rischio sismico
  • L’adozione di misure antisismiche rientranti nel sismabonus. L’opzione può essere esercitata anche con riferimento alla detrazione spettante per l’acquisto delle “case antisismiche”.
  • Il recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna, per i quali spetta il cd. bonus facciate introdotto dalla legge di Bilancio 2020.
  • L’installazione di impianti fotovoltaici.
  • L’installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici.

L’impresa potrà utilizzare direttamente il credito d’imposta in compensazione in F24 in cinque quote annuali o, potrà cederlo a qualunque altro soggetto (imprese, banche, privati cittadini, eccetera).

Quando si può cedere

La guida dell’Agenzia delle entrate, spiega che il credito d’imposta potrà essere ceduto illimitatamente a qualsiasi soggetto. Questo significa che è possibile innescare una catena di cessioni da parte del privato e delle imprese. Il privato può infatti cedere il credito acquisito all’impresa che effettua i lavori, a una banca, a un altro ente come le assicurazioni che stanno preparando i piani di offerta relativi o anche a un parente. Infatti, un contribuente incapiente (ovvero con reddito inferiore agli 8.000 euro, oppure un pensionato con reddito fino a 7.500 euro), non tenuto al pagamento dell’Irpef, può cederlo a un parente o a un vicino di casa, purché siano persone, come chiarisce l’Agenzia delle entrate: «Collegate al rapporto che ha dato origine alla detrazione». Non un parente qualsiasi dunque, ma un convivente, il nudo proprietario di una casa in usufrutto o un condòmino.

Ancora di più, l’Agenzia delle entrate chiarisce un grande dubbio: se un soggetto acquisisce un credito d’imposta, ma durante i controlli viene rilevato che il primo contribuente non aveva diritto alla detrazione, chi ha acquisito il credito in buona fede non perde il diritto ad utilizzare il credito d’imposta.

Le imprese, invece, possono cedere a loro volta il credito acquisito ad enti terzi. Perché questa “moneta fiscale” si traduca in liquidità vera, infatti, banche, assicurazioni, istituti che gestiscono fondi e altri enti stanno avanzando diverse proposte di acquisto del credito più o meno vantaggiose, ma in nessun caso, l’offerta economica copre la totalità della detrazione.
C’è sempre una parte percentuale che non viene corrisposta - un esempio concreto è la banca che riscatta con 100 euro il corrispettivo di 110 euro del credito - perciò è importante valutare fin da subito con attenzione i preventivi di spesa. Per il singolo cittadino o il condominio che deve incaricare l’impresa dei lavori, infatti, è bene capire quali passaggi farà questo credito e richiedere più preventivi di spesa, così da evitare i rincari che possono generarsi dai successivi passaggi di cessione.