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Bonus 110%, nel Recovery nessuna proroga al 2023. Ma in arrivo con la legge di bilancio

Bonus 110%, nel Recovery nessuna proroga al 2023. Ma in arrivo con la legge di bilancio

Ecco la norma che agita la maggioranza e la filiera delle imprese

La proroga (mancata, almeno finora) agita non solo il dibattito politico. Ma viene confermata ulteriormente rispetto alle prime indiscrezioni di ieri. Poi, in nottata, subito dopo il via libera al documento del Recovery Plani in partenza per B ruxelle, al termine del Consiglio dei ministri il ministro dell’Economia, Franco ha spiegato che si impegnerà per l’inserimento della proroga del superbonus nel 2023. Ciò si svilupperà, ha spiegato, dopo una valutazione sugli effetti della misura da fare dopo l’estate sulla base dei dati disponibili. Se questa valutazione sarà positiva le risorse potranno essere inserite nella legge di bilancio, si sottolinea, il provvedimento con la maxi detrazione verrà estesa a tutto il 2023. Dovrebbe, quindi, essere questa la soluzione per la proroga del superbonus 110%, che ha tenuto banco nelle ultime ore e ha fatto slittare più volte la riunione del Consiglio dei Ministri.

Intanto, cresce sempre di più l’appello a un suo prolungamento da subito. Da tutto il sistema delle imprese e dei professionisti. La voce è una sola: prorogare il superbonus fino al 2023. Banche, costruttori, imprese e tutti i partiti della maggioranza - che lo hanno scritto nero su bianco nella risoluzione al Def - è altissimo il pressing per allungare di un anno il tempo per accedere all’incentivo al 110% per ristrutturare case e condomini e migliorarne l’efficienza energetica, e anche la resistenza antisismica.

Ma anche oggi, alla vigilia dell’arrivo in Consiglio dei ministro del Recovery Plan, è sceso in campo un’altra volta il Mef, il ministero dell’Economia e delle Finanze, per smentire la proroga al 2023 del superbonus 110%. E le fonti di governo ancora una volta hanno fatto chiarezza: al momento nel documento non è prevista la proroga dell’incentivo al 2023. Il Mef la aveva informalmente già anticipato nei giorni scorsi, ma in molti si erano lasciati ingannare da una versione “vecchia” del testo del Pnrr e che “parlava solo di intenzione di estendere la misura dal 2021 al 2023. Le tabelle annesse al Pnrr, però, indicano un’altra soluzione: gli 8,5 miliardi stanziati sono sufficienti solo a completare la proroga al 2022, certamente insufficienti per una ulteriore proroga al 2023.

Vicenda sempre più tormentata quindi, intorno alla maxi detrazione. La misura, introdotta con il decreto Rilancio di maggio 2020 ma operativa da agosto, è già stata più volte rimaneggiata, da ultimo con la legge di Bilancio, e a oggi consente di prenotare il credito d’imposta per i lavori entro giugno 2022 in caso di abitazioni singole, con possibilità di arrivare a fine anno per finire i lavori per i condomini che a giugno abbiano già completato almeno il 60%.

Per le sole case popolari, gli edifici Iacp, è possibile allungare fino a giugno del 2023. Al momento nel Recovery Plan sono previsti per la misura 10,26 miliardi – “sostitutivi” dei fondi nazionali - cui si dovrebbero aggiungere altri 8,25 miliardi dal fondo “extra” che porterebbero le risorse totali agli stessi 18,5 miliardi già indicati anche nella vecchia bozza di gennaio, che comunque non bastavano per una proroga generalizzata fino alla fine del prossimo anno che interessi tutte le abitazioni private.

La richiesta che arriva da ultimo dall’Abi (“fondamentale” la proroga per un incentivo «determinante per la ripresa di importanti filiere della nostra economia), ma che nei giorni scorsi è stata sollevata anche da Confindustria e dall’Ance insieme a tutta la filiera delle costruzioni, è quella di dare un orizzonte più ampio, fino al 2023, per permettere di sfruttare appieno la misura e di aprire i cantieri con la garanzia di riuscire a finire i lavori in tempo per ottenere l’incentivo.

Se il Superbonus non è ancora decollato, infatti, secondo gli operatori è per via delle procedure complesse per accedere all’incentivo, a partire dalla verifica della regolarità urbanistica degli edifici. Finora l’incentivo ha interessato più le abitazioni singole che i condomini, dove le assemblee per approvare i lavori sono state rese più complicate anche a causa del Covid. Guardando alla dimensione dei lavori, peraltro, l’analisi dell’Ance evidenzia che «si rilevano interventi mediamente più grandi nel Mezzogiorno (125mila euro), contro una media per il Centro Nord che si attesta intorno ai 117mila euro (dato complessivo 119mila euro circa)» e che si tratta comunque di valori «triplicati nel Mezzogiorno e quadruplicati nel Centro-Nord» rispetto a febbraio.

Lo strumento ha registrato al 13 aprile oltre 10mila interventi per quasi 1,2 miliardi, con un aumento costante, il 9,2% rispetto ai 15 giorni precedenti, con buone performance anche al Sud come si evince da un’analisi dell’Ance sugli ultimi dati del monitoraggio congiunto Mise-Enea.